Gli inumati del Romito, che figura tra i siti paleolitici più ricchi di reperti fossili umani di tutta l’Europa meridionale, sono stati sottoposti alle analisi previste dall’archeologia biomolecolare. Nello specifico sono state condotte indagini sul DNA antico (aDNA), sulla determinazione del rapporto degli isotopi stabili del carbonio (δ13C), dell'azoto (δ15N) e dello zolfo (δ34S) presenti nel collagene delle ossa e sull’analisi ad alta risoluzione degli isotopi dello stronzio a partire dallo smalto dentale.

Tali studi consentono di ricostruire l’identità genetica, la provenienza geografica, il sesso, i rapporti di parentela e le abitudini delle popolazioni.

RICERCA GENETICA

Le analisi molecolari indicano che Romito 5 e 6, sepolti insieme nella medesima fossa, erano imparentati per via materna, cioè con la mamma o la nonna in comune. L’ipotesi di una inumazione coniugale non trova riscontro né archeologico né molecolare, ma se così fosse dovremmo ammettere un matrimonio tra consanguinei. Gli individui Romito 3 e 4, cronologicamente ravvicinati, non sembrano legati da rapporti di parentela. Per Romito 1 e 2 non è stato possibile estrarre DNA.

TIPO DI ALIMENTAZIONE

La maggior parte degli individui era solita consumare alimenti ricchi in proteine animali di origine terrestre, indipendentemente dalla loro età o sesso. Ciò indica l’adozione di una dieta stabile. Solo Romito 9, più antico rispetto agli altri di alcuni millenni, presenta un’alimentazione mista che comprende anche pesce di mare e/o d’acqua dolce.

INDICAZIONI SULLA MOBILITÀ

Il confronto tra i valori isotopici dei fossili degli inumati con quelli dei resti animali cacciati mostra risultati simili nel fatto che non è presente nel collagene delle ossa alcun segno di migrazioni di largo raggio o di provenienze da diverse aree geologiche. Ciò fa supporre che i gruppi umani del Romito fossero decisamente stanziali.