La punta di zagaglia è un manufatto in osso dotato di un apice acuminato, destinato alla caccia. Nel corso delle ricerche Graziosi all’interno della grotta furono rinvenute due punte di zagaglia in osso decorate con incisioni di stile geometrico, che ancora oggi vengono citate come importanti testimonianze dell’arte mobiliare della fine del Paleolitico in Italia.

La prima fu scoperta nel 1961 nel terreno rimaneggiato relativo alle due sepolture singole, la seconda, venne rinvenuta nel 1967 in uno strato in posto corrispondente al livello delle due suddette inumazioni.

I due manufatti, che si possono quindi considerare con buona approssimazione contemporanei, si datano intorno a 11.000 anni circa dal presente, all’Epigravettiano finale.

Punte di zagaglia decorate con incisioni geometriche

Punte di zagaglia decorate con incisioni geometriche

Entrambi i reperti sono stati ottenuti da diafisi di metatarso di uro (Bos primigenius) e ciò trova una singolare coincidenza con la figura di uro incisa sul grande masso 1 e anche col fatto che tra i pochi resti di corredo delle sepolture del Romito figurino corna dello stesso animale. Ciò induce a pensare che questo bovide abbia rivestito un particolare significato, forse totemico.

Le zagaglie, ambedue frammentarie alla base, hanno dimensioni leggermente differenti, la lunghezza (residua) della prima è di cm 14,6 mentre la seconda misura cm 12,6 cm. Sono molto simili nella sagoma regolare, nella sezione ogivale-ellissoidale e nell’apice rastremato.

Le due zagaglie sono decorate su una faccia da motivi geometrici e lineari organizzati di cui non cogliamo la completa costruzione in quanto le due punte sono frammentarie. Entrambe hanno una figura geometrica principale (metopa nella zagaglia 1), segni lineari raggruppati, tacche a zig-zag e brevi trattini sul bordo. La porzione della punta destinata all’uso resta inornata. Si tratta di uno schema compositivo comune a diversi contesti dell’Epigravettiano finale della penisola italiana che rimandano ad analogie grafiche e compositive europee.

Per quanto riguarda le decorazioni lo studio delle incisioni col microscopio elettronico a scansione (SEM) ha permesso di individuare una buona regolarità dei tratti incisi su entrambe le zagaglie e una standardizzazione del gesto di incisione praticata con uno strumento litico.

La fabbricazione della punta è avvenuta mediante raschiatura con uno strumento in pietra, seguita da politura con materiale morbido (pelle?) oppure tramite manipolazione prolungata.

Non compaiono tracce di usura: ciò dimostra che i due oggetti non furono mai utilizzati per la caccia. Di conseguenza è lecito ipotizzare che essi fossero connessi non ad attività pratiche ma, come oggetti simbolici, al rito funerario. Quest’ipotesi pare avvalorata dalla presenza nelle incisioni lineari della zagaglia n.2 di tracce di ocra rossa.